Il saluto dei tuoi amici
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Il saluto dei tuoi amici
Ciao Michele
I tuoi inizi quasi per caso.
Come molti, come quasi tutti.
Ma è subito passione.
Travolgente. Contaminante.
La tua avventura nelle giovanili.
Ad istruire squadre.
E a costruire giocatori.
Già, i tuoi ragazzi come piaceva chiamarli a te.
Anche a distanza di dieci anni.
Anche se poi avessero cambiato cento maglie.
Erano sempre i tuoi.
E non citavi quelli che avevano sfondato.
Quelli per cui ti potevano dire bravo.
Troppo facile.
Ci raccontavi di quelli che si erano persi.
Per sfortuna. Per scarsa convinzione.
O perché doveva andare così…
E le tue panchine.
Le salvezze vissute come un mondiale.
I play off come una champions.
Ma non per esagerazione.
O megalomania.
Ma semplicemente perché erano vita.
La nostra vita.
Le nostre storie.
Fatte di allenamenti, cene, partite.
Vilmente ridotte a sconfitte, pareggi e vittorie.
Ma non c’erano solo le tue squadre.
Che erano solo la finestra sul mondo.
Quando ti avevamo chiesto di scrivere per noi,
avevi detto subito si.
Senza esitare.
E lo avevi fatto, a modo tuo, come sempre.
Graffiante. Analitico e talvolta pungente.
Per non dire delle tante cene.
Su e giù per le Marche tu c’eri sempre.
A parlare delle nostre vicende.
Con i nemici in campo che diventavano amici fuori.
Ed eri sempre l’ultimo ad andare via.
Come se non volessi mai che finisse quella magica magia.
E proprio in uno di questi ultimi incontri,
chi c’era ti ricordava scherzare.
Dicevi che non capivi più i discorsi sulle alte categorie.
Tu che allenavi ora nel provinciale.
Ma che eri invece il presidente degli allenatori.
Sempre pronto a suggerire migliorie.
E a proporre interventi innovatori
Ed invece è arrivato il Destino.
Crudele. Infame.
E ti ha portato via.
Impedendoti quel che sognavi.
Sbagliando.
E pure di grosso però.
Perché lassù nelle praterie azzurre del cielo,
starai già selezionando gli angeli.
E mettili in campo, Michele.
Tra i giardini delle stelle.
E falli pressare.
Come piaceva fare a te.
Perché di tempo c’è n’è poco.
Talmente poco che noi quaggiù
non siamo riusciti a dirti che
ti vogliamo bene.
I tuoi Amici
I tuoi inizi quasi per caso.
Come molti, come quasi tutti.
Ma è subito passione.
Travolgente. Contaminante.
La tua avventura nelle giovanili.
Ad istruire squadre.
E a costruire giocatori.
Già, i tuoi ragazzi come piaceva chiamarli a te.
Anche a distanza di dieci anni.
Anche se poi avessero cambiato cento maglie.
Erano sempre i tuoi.
E non citavi quelli che avevano sfondato.
Quelli per cui ti potevano dire bravo.
Troppo facile.
Ci raccontavi di quelli che si erano persi.
Per sfortuna. Per scarsa convinzione.
O perché doveva andare così…
E le tue panchine.
Le salvezze vissute come un mondiale.
I play off come una champions.
Ma non per esagerazione.
O megalomania.
Ma semplicemente perché erano vita.
La nostra vita.
Le nostre storie.
Fatte di allenamenti, cene, partite.
Vilmente ridotte a sconfitte, pareggi e vittorie.
Ma non c’erano solo le tue squadre.
Che erano solo la finestra sul mondo.
Quando ti avevamo chiesto di scrivere per noi,
avevi detto subito si.
Senza esitare.
E lo avevi fatto, a modo tuo, come sempre.
Graffiante. Analitico e talvolta pungente.
Per non dire delle tante cene.
Su e giù per le Marche tu c’eri sempre.
A parlare delle nostre vicende.
Con i nemici in campo che diventavano amici fuori.
Ed eri sempre l’ultimo ad andare via.
Come se non volessi mai che finisse quella magica magia.
E proprio in uno di questi ultimi incontri,
chi c’era ti ricordava scherzare.
Dicevi che non capivi più i discorsi sulle alte categorie.
Tu che allenavi ora nel provinciale.
Ma che eri invece il presidente degli allenatori.
Sempre pronto a suggerire migliorie.
E a proporre interventi innovatori
Ed invece è arrivato il Destino.
Crudele. Infame.
E ti ha portato via.
Impedendoti quel che sognavi.
Sbagliando.
E pure di grosso però.
Perché lassù nelle praterie azzurre del cielo,
starai già selezionando gli angeli.
E mettili in campo, Michele.
Tra i giardini delle stelle.
E falli pressare.
Come piaceva fare a te.
Perché di tempo c’è n’è poco.
Talmente poco che noi quaggiù
non siamo riusciti a dirti che
ti vogliamo bene.
I tuoi Amici
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